I biglietti da visita sono “strumenti di marketing” molto importanti per qualsiasi professionista o attività che voglia promuovere la propria attività, che abbia l’intenzione di stabilire legami duraturi e solidi con i potenziali clienti.
Hanno una origine molto antica, ed è interessante conoscere la loro evoluzione. Ma della loro storia parleremo in un altro post.
Discreti, d’impatto e facilmente trasportabili, devono il loro successo a una popolarità universale, che li rende risorse di networking indispensabili a qualunque latitudine.
Infatti, avere con sé un biglietto da visita da porgere è da sempre un segno di professionalità: senza contare che sono considerati ancora oggi insostituibili per comunicare in modo veloce tutte le informazioni di contatto, ma non solo.
Per trasmettere un’immagine esclusiva è necessario curare scrupolosamente tutta le fasi dalla ideazione e creazione di una grafica accattivante alla scelta del materiale del biglietto da visita, in modo da creare biglietti da visita personalizzati che possano davvero lasciare il segno. Questo è lo scopo dei biglietti da visita “classici”. Distinguersi e farsi ricordare.
Tutti li hanno, a partire da personaggi famosi, passando per gigolò o escort più o meno famose, bloggers, medici, avvocati, scrittori, operatori olistici, commercialisti, pompe funebri, …. E a finire…. non c’è fine. È infinito l’ambito per avere biglietti da visita. Ma soprattutto, sempre attuale.
Oggi parliamo di alcuni personaggi famosi.
Curiosando in rete, vediamo alcuni biglietti da visita di personaggi famosi.
Uno per esempio, è quello di Houdini. Il famoso mago ed escapologo, che con la sua forma esoterica a piramide suggeriva da subito il mistero che si voleva costruire intorno a quella figura.
Poi c’è quello di Steve Wozniak. Il co-fondatore della Apple, che costringeva a risolvere un enigma per conoscere il suo numero di telefono.
Quello di Mark Zuckerberg, invece, è stato reso famoso dal film The Social Network. Su you-tube ci sono decine di trailers con questa scena famosa. La Leggenda vuole che, vicino al suo nome, Mark abbia scritto “I’m the CEO, bitch” traducibile con un “Sono il capo, stron….”, suggeritogli da un certo Sean Parker inventore di Napster.